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Il costo di non innovare

Quando vintage non è bello

17 aprile 2018Collassa il sistema informativo dell’equivalente statunitense dell’Agenzia delle Entrate (IRS, come Internal Revenue Service), proprio nel giorno di scadenza delle dichiarazioni.

 Questa è la cronaca, mentre la vera notizia emerse solo qualche giorno dopo. Meraviglia tecnologica – quasi attrazione turistica – dei primi anni ’60, il sistema vantava un glorioso passato. E lì si era fermato, a quanto pare, vivendo di patch (traduzione letterale -> toppa) per tirare avanti.

Morale: disservizi e ilarità – anche definita “danno d’immagine” – ma per nulla immaginario, visto che il software andava riscritto e che sussistevano rischi per la sicurezza dei dati di ben 262 milioni di anime. Servivano anche nuove e costose professionalità per affrontare una migrazione armi e bagagli letteralmente mai vista prima.

Quando l’incidente si è trasferito sul piano politico, è venuta fuori la solita storia di tagli al budget, sufficienti per impedire il rinnovo dell’infrastruttura, ma non per implementare nuovi servizi web (quelli che davano ai cittadini l’impressione che andasse tutto bene, ma che non ringiovanivano l’anziano signore).

Ergo, la spesa c’è stata. A parte la figuraccia di andare in giro trasandato, hai pagato prima per le toppe, poi per l’abito nuovo, più costoso perché di quello vecchio non era più recuperabile neanche il panciotto. In più, lo hai dovuto pagare subito, in urgenza, perdendo potere negoziale con il sarto.

 Fuor di metafora, questa spesa ha un nome: si chiama debito tecnico (E non si tratta della fattura dell’elettricista)

La polvere sotto il tappeto

Con il denaro preso in prestito, puoi fare qualcosa prima di quanto potresti fare altrimenti, ma poi, finché non lo restituisci, su quel denaro pagherai gli interessi.

Ward Cunningham, software developer

Gestire i sistemi informatici con interventi “sporchi e veloci” per farli funzionare nell’immediato, senza pianificare manutenzioni/aggiornamenti/rinnovi che non siano la risposta ad un’emergenza, è come contrarre un debito, che sempre si compone di:

  •  Una somma presa in prestito per modifiche, riparazioni, adeguamenti e personalizzazioni, che potrebbero portare il software oltre il punto in cui il fornitore può fornire supporto continuativo.
  • Un interesse, che paghi per l’approccio “a toppe”, costruito su basi instabili e posticce. Costi cronici, e/o perdite per eventuali danni indiretti (ad esempio, problemi di produzione o clienti insoddisfatti), ma anche distrazione del personale IT da progetti più strategici per la crescita aziendale. Moltiplicato, si sa, per il numero di anni di “fatiscenza”.

Un tasso di interesse, quest’ultimo, che non rimane stabile, perché

Quando un’azienda spende più di metà del budget IT in integrazioni e patch, entra in una spirale di debito che può solo generarne altro.

McKinesy, Tech debt: Reclaiming tech equity, 2020.

La stessa indagine, condotta su 50 dirigenti IT aziendali, rivela che la stima del debito tecnico nelle loro aziende ammonta al 30-40% dell’intero patrimonio tecnologico.

Non poco.

Che si fa?

Premesso che il debito tecnico è in una certa misura fisiologico, ecco qualche spunto per migliorare:

  • Trattarlo come un problema finanziario, non tecnologico. Riportarlo nel conto economico dell’azienda aiuta a ricordarlo (e controllarlo);
  • Cambiare prospettiva. Le tecnologie informatiche hanno un ciclo di vita breve e l’obsolescenza è intrinseca alla loro natura. Dopo aver acquistato un sistema, un software o un’infrastruttura, prevedere ogni anno una voce di budget dedicata alla sua manutenzione – sapendo già che gli anni non saranno molti.
  • Abbandonare l’approccio “finché funziona”.. che di solito non funziona. Almeno così è stato per British Airways, cui il blocco dei sistemi di prenotazione costò, nel 2017, 150 milioni di sterline. Ben di più, ovviamente, di quanto sarebbe costato metterlo in sicurezza.
  • Investire (non ho detto spendere) in infrastrutture, personale specializzato e formazione in modo costante e non sporadico.
  • Sicurezza by design. Avere sistemi moderni, e tenerli aggiornati, è anche una ragionevole garanzia per la sicurezza dei dati di clienti, fornitori e dipendenti. Oltre che un notevole risparmio sui riscatti degli attacchi ransomware.

 

Fonti:

McKinsey, Tech debt: Reclaiming tech equity

Agenda DigitaleDebito tecnico, che cos’è e perché l’eccessivo risparmio sull’IT causa danni

NPR, IRS Computer Glitch Caused By ‘Master File’ Issue

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Sistemi informatici. Vintage non è bello

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