Home 9 In evidenza 9 Gestionale 9 Le tecnologie che hanno fatto l’economia. Il codice a barre.

Le tecnologie che hanno fatto l’economia. 

Il codice a barre.

Integration

Miami, 1948. Un brillante studente universitario, Joseph Woodland, decise di raccogliere la sfida del direttore di un supermercato: come velocizzare la coda alle casse automatizzando le transazioni?

Seduto sulla spiaggia, pensò al codice Morse e iniziò a disegnare sulla sabbia punti e linee orizzontali, realizzando che, allungandoli in verticale, si trasformavano in barre più spesse per le linee, e più sottili per i punti.

Da quel giorno alla nascita del codice a barre passarono altri 26 anni, perché serviva una tecnologia in grado di leggerlo.

Ma alla fine accadde: il 26 giugno 1974, la cassiera Sharon Buchanan passò un pacchetto di chewing-gum su un lettore a laser. Quei 61 centesimi segnarono la prima delle 6 miliardi di transazioni al giorno che ad oggi si contano in tutto il mondo.

Credit: GS1 Italy

Come funziona.  

Il più diffuso dei codici a barre, il GS1 EAN 13, è composto da 95 colonne, alcune nere e altre bianche (gli spazi tra le colonne nere).

La luce laser del lettore rileva la differente rifrazione della luce generata dai due colori, mentre il computer collegato assegna in codice binario un 1 per ogni barra scura e uno 0 per le barre chiare, o spazi. Il risultato è quindi una lunga sequenza di 95 cifre, che sono 0 o 1.

Le prime colonne rappresentano 12 dei 13 numeri indicati sotto le barre, e indicano il produttore, il Paese nel quale esso si è registrato per ottenere il codice – non quindi, necessariamente, l’origine del prodotto – e il prodotto stesso. L’ultima è invece una cifra di controllo.

 

L’evoluzione.

Il Qr Code, o Quick Response Code, è l’emanazione bidimensionale del codice a barre, ed è l’unica tecnologia in grado di connettere il mondo reale con quello virtuale: annunci pubblicitari, insegne , menù nei ristoranti, schermi dei PC, biglietti da visita rimandano a pagine web, facilmente raggiungibili e leggibili con l’avvento degli smartphone.

Sviluppato nel lontano 1994 in Giappone, era inizialmente utilizzato per tracciare le componenti delle automobili, ma già dalla metà degli anni 2000 entrò nella vita quotidiana dei giapponesi. In Europa, il suo sviluppo fu più lento, e decollò parallelamente alla diffusione degli smartphone.

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